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La nascita del mio tamburo sciamanico

Aggiornamento: 14 ott

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Ho partecipato a un seminario dedicato alla costruzione del tamburo sciamanico: un’intera giornata per scegliere la pelle, imparare a tenderla, realizzare il battente e poi immergersi nelle tecniche sonore. Non è stato un corso di artigianato, ma un rito.

Ogni passaggio un atto di presenza, un dialogo silenzioso con il materiale, con la natura, con sé stessi.

Da quando ho completato il mio Master in Yoga del Suono, ho sentito un forte richiamo verso il tamburo, ma anche una grande resistenza.

Non mangio carne dall’età di dodici anni, e l’idea di possedere uno strumento costruito con pelle animale mi creava un conflitto profondo.

Per questo, quando ho iniziato a lavorare con il suono, ho scelto un tamburo vegano, dono prezioso di un’amica speciale: era il mio modo di restare fedele a una forma di rispetto che sentivo imprescindibile.

Eppure, durante il seminario, ho compreso qualcosa che va oltre il giudizio. Approfondendo il senso della cultura sciamanica, ho scoperto che il tamburo è un dono. Non è un oggetto di possesso, ma un simbolo di relazione e di gratitudine.


La pelle non si “usa”: si onora.

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Costruire un tamburo non è solo un atto manuale: è un incontro. Si inizia con un gesto semplice, ma carico di significato: scegliere la pelle. O almeno, così sembra all’inizio. In realtà — come ci ha ricordato il nostro insegnante — è la pelle che sceglie te. E così è stato.

Poi si sceglie il cerchio di legno, la forma che conterrà il suono. È un gesto che richiede attenzione, ma anche fiducia: il legno parla, la pelle risponde, e tu diventi parte di quel dialogo.


Ogni nodo è un’intenzione: chiudi un pensiero, leghi un’emozione, intrecci la tua storia con quella della Terra e dell’animale.

Non stai costruendo un tamburo: stai accompagnando una nascita.

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Dopo ore di lavoro silenzioso e concentrato, è arrivato il momento di suonarlo per la prima volta. Il colpo è partito piano, quasi timido, poi si è aperto come un’onda. Il suono non era


perfetto, ma era vero: un battito che sembrava risuonare dentro il petto, nel cuore, nel pavimento stesso. Quando ho portato a casa il mio tamburo, l’ho appoggiato con delicatezza. Non era un oggetto da conservare, ma un compagno di viaggio.

Ho capito che il tamburo non “serve” a qualcosa, come siamo abituati a pensare degli oggetti. Il tamburo è uno spazio di ascolto, uno specchio che restituisce chi sei nel momento in cui lo suoni.


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Nei prossimi bagni di suono che condurrò lo userò con grande rispetto. Perché ora so che non è solo uno strumento, ma una voce antica che chiede di essere ascoltata con consapevolezza. Continuerò a usare il mio tamburo vegano, per coerenza con la mia scelta personale e il rispetto profondo che porto verso ogni forma di vita. Ma accanto a lui, talvolta userò anche il tamburo che ho costruito: il suo suono è diverso, più chiaro, più acuto — come una voce giovane che vibra leggera nell’aria.

È come se portasse con sé una memoria diversa, luminosa e capace di risvegliare nuove vibrazioni, nuovi spazi di ascolto. Sarà un dialogo tra due strumenti, due energie, due voci che possono incontrarsi e completarsi.


Nel seminario a cui ho partecipato, organizzato dall’Istituto di Medicina Naturale e Integrata Kirone e condotto da Marco Orsobosco, la costruzione è stata seguita da un approfondimento sulle tecniche sonore.



Due ore di full immersion dedicate a imparare a suonare con intenzione, percependo il suono non come "rumore" ma come respiro.

Abbiamo esplorato il ritmo, la

forza del battente, la vibrazione, il silenzio tra un colpo e l’altro.

Un’esperienza intensa, fisica, ma anche profondamente meditativa.


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Il linguaggio del tamburo: dalle origini al presente


Drumming: un linguaggio universale

Molto prima che diventasse uno strumento rituale o terapeutico, il tamburo è stato una forma di comunicazione non verbale.Le prime testimonianze archeologiche risalgono al 5500–2350 a.C. in Cina¹, e in molte culture il battito del tamburo ha avuto una funzione sociale e comunicativa².

I tamburi fessurati dell’Amazzonia, della Nigeria o dell’Indonesia venivano usati per trasmettere messaggi a distanza attraverso sequenze ritmiche precise, mentre i celebri “talking drums” dell’Africa occidentale imitavano i toni e i ritmi del linguaggio parlato, permettendo di comunicare da villaggio a villaggio su distanze di centinaia di chilometri³.

Ma il drumming non serviva solo a trasmettere informazioni: veniva usato anche in riti, danze, narrazioni e cerimonie, veicolando emozioni collettive, appartenenza e connessione⁴.In altre parole, il tamburo non trasmetteva solo significato, ma anche sentimento.

Questo spiega perché ancora oggi, quando un tamburo suona, lo percepiamo non solo con l’udito ma con il corpo intero. Il suono vibra, attraversa, risveglia: è linguaggio antico, emozione condivisa.

Il tamburo, infatti, è stato usato per millenni in contesti rituali e spirituali, dove il ritmo induce stati di trance leggera o meditazione profonda, facilitando il contatto con sé stessi o con dimensioni più sottili dell’esperienza.

Esistono diverse forme di drumming — individuale, sincronizzato, sciamanico — e oggi la pratica è utilizzata anche nella musicoterapia e nel benessere sonoro, perché le vibrazioni regolari del tamburo aiutano a ridurre lo stress, migliorare la concentrazione e favorire una sensazione di coesione e radicamento.

In fondo, suonare il tamburo significa accordarsi con un ritmo più grande: quello della Terra, del cuore e della vita stessa.


Il tamburo come ponte tra i mondi

Nelle culture sciamaniche, il tamburo è molto più di uno strumento musicale. È un mezzo di connessione tra mondi, un ponte tra il visibile e l’invisibile.Il suo battito rappresenta il cuore della Terra, e chi lo suona entra in risonanza con il ritmo primordiale della vita.

In alcune tradizioni antiche — come quella sámi del Nord Europa — il tamburo veniva dipinto con simboli cosmici che rappresentavano i diversi livelli dell’universo. Ogni colpo era un viaggio: un modo per attraversare i mondi e tornare con una visione, una risposta, una guarigione.


Dal rito antico alle pratiche del presente

Oggi il tamburo sciamanico trova spazio anche nelle cerimonie sonore e nei bagni di suono, dove le vibrazioni diventano strumenti di rilassamento e riequilibrio.

Il ritmo regolare del tamburo induce nel cervello una sincronizzazione delle onde cerebrali, facilitando stati di calma profonda e meditazione. Il suo suono costante agisce come un’ancora: aiuta a restare presenti, anche quando la mente inizia a viaggiare.

Nei contesti di benessere e terapia sonora, il tamburo si integra con gong, campane tibetane, voce e strumenti ancestrali. È la base che sostiene il tessuto sonoro, il richiamo che guida e accoglie.


Dove il suono incontra la scienza

Lo sciamanesimo ha sempre considerato il suono un linguaggio sacro. Oggi anche la scienza ne esplora gli effetti con strumenti moderni.

Ricerche neuroscientifiche hanno dimostrato che il drumming sincronizzato può influire sul sistema nervoso autonomo, riducendo stress, ansia e pressione sanguigna, e favorendo stati meditativi e coerenza cardiaca⁶. Uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology ha evidenziato che la pratica del drumming può armonizzare le onde cerebrali e aumentare la connessione empatica tra chi suona e chi ascolta⁷.

La vibrazione, dunque, non agisce solo sul corpo: crea un campo di risonanza tra le persone, amplificando presenza, attenzione e ascolto condiviso.


Fonti
  1. Liu, L. (2005). The Chinese Neolithic: Trajectories to Early States. Cambridge University Press.
  2. Randall, R. (2001). Drumming and Evolutionary Communication. Remedios, R. et al. (2009). Emotion and Rhythm: Cross-cultural Perspectives.
  3. Stern, T. (1957). Drum and Whistle Languages. Carrington, J. (1971). Talking Drums of Africa. Arhine, A. (2009). Communication and the Talking Drum in Akan Society. Oluga, S., & Babalola, E. (2012). Linguistic Patterns in Yoruba Talking Drums. Gleick, J. (2011). The Information: A History, a Theory, a Flood.
  4. Ong, W. (1977). Orality and Literacy: The Technologizing of the Word.
  5. Shamanic Practice (2018). Rhythm, Drumming, and Shamanism.
  6. Winkelman, M. (2003). Complementary Therapy and Altered States: Shamanic Healing and the Brain. PMC8157227 (2021). Vibroacoustic Therapy: Review of Mechanisms and Efficacy.
  7. Frontiers in Psychology (2018). Interpersonal Synchronization during Rhythmic Drumming: Neural Correlates of Connection.

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